Speciale medaglia del Presidente della Repubblica anno 2005

   edizione 2009 tra poco online

2004
La quarta edizione del Festival della Tradizione di Praiano prevede cinque appuntamenti con differenti culture regionali, che vanno dal Salento e la Sicilia al Canton Ticino. Come per i sedici concerti delle edizioni precedenti, i gruppi sono stati scelti seguendo un rigoroso criterio che mira all’individuazione di linguaggi attuali, personali, e di artisti capaci di rappresentare o di rappresentarsi. Da sempre sono stati banditi il falso spontaneo, la decontestualizzazione rituale e il divismo da propaganda mediatica. La “proposta” è decisamente più interessante e sincera, quindi popolare e tradizionale, della “riproposta”.
Il primo appuntamento in programma è “Salvamm’ ‘o munno”, un concerto/progetto che già da tre anni porta in giro la poetica musicale e sociale di un grande artista napoletano, Enzo Avitabile, il quale ha sentito la necessità di fondere il suo personale stile con la carica apotropaica del ritmo dei Bottari di Portico, gruppo che nel 2001 aprì la prima edizione del Festival della Tradizione e ritorna “a grande richiesta”. Il risultato di questa “de-contaminazione” è un “sound” estremamente efficace e significativo, i testi di Avitabile riguardano il vissuto di noi contemporanei e spingono alla riflessione sulla colpevole indifferenza che lascia via libera agli orrori di ogni tempo e di ogni luogo.
Il gruppo Taricata, sulle scene da ben ventisei anni, presenta le tradizioni musicali pugliesi dell’area brindisina. Le danze e i canti di quella zona sono caratterizzati dal largo impiego di tonalità minori e dall’uso virtuosistico del mandolino.
Il duo Verbanus, zampogna e ciaramella dall’estremo nord d’Italia, è in programma alla vigilia di ferragosto, proprio a sfatare il binomio zampogna/Natale. Il duo, infatti, affronta con rara disinvoltura generi molto diversi tra loro, per stile, carattere e provenienza, e prosegue il lavoro di divulgazione sulle potenzialità della zampogna già iniziato a Praiano da Pino Salamone, suonatore di zampogna e surdulina di tradizione lucana/arberësh, mite e signorile rappresentante del più puro linguaggio tradizionale e detentore del segreto di quel “Tempo giusto” di chopiniana definizione, e da Piero Ricci, geniale innovatore e indiscusso virtuoso dello strumento.
Il gruppo sannita Sancto Ianne si inserisce nella linea di continuità della tradizione popolare urbana del sud Italia. Il linguaggio è, infatti, lo stesso di quello dei più autorevoli gruppi protagonisti del folk revival campano degli anni ‘70, ma si caratterizza per una maggiore cura strumentale ed esecutiva, per una “contaminazione” a larghissimo raggio che attinge timbrica e moduli espressivi dall’intero panorama della world music, per la predominanza dell’elemento narrativo e per una buona carica di ironia nei riguardi del materiale tradizionale convenzionale, rivisitato con nuova valenza simbolica, storica e di denuncia.
Alfio Antico, da sempre identificato quale “incarnazione di Dioniso”, è l’emblema della musica tradizionale siciliana. La sua è una presenza non solo musicale, ma anche teatrale e poetica. Il suo modo di suonare i tamburi, che parte dalla tipica maniera siciliana, è unico. La sua tecnica strumentale è varia e complessa: Alfio, come nessun altro, riesce ad utilizzare simultaneamente la percussione sulle diverse zone della pelle e la messa in vibrazione dall’impugnatura in strutture poliritmiche estremamente rapide, ma è anche capace di suonare con grande sobrietà cercando la più intima voce dei suoi strumenti.
Antonio Porpora Anastasio
direttore artistico
 
Enzo Avitabile & Bottari di Portico
SALVAMM’ ‘O MUNNO
 
Enzo Avitabile - voce, sassofono, ciaramella
Carmine Romano - capopattuglia
M. Roggiero, L. Saggiomo, G.B. Vendemia - botti
S. Guida, G. Lauro, M. Piccirillo, F. Viscuso - tini
P. Iodice, A. Saggiomo - falci
Piero Gallo - mandola
Carlo Avitabile - tamburi
Mario De Rosa - chitarra battente
Alfonso Adinolfi - basso
Lorenzo Federici - tromba
Sasà Priore - tastiere
 
Enzo Avitabile, sassofonista, dopo aver suonato con Peppino di Capri, Edoardo Bennato, James Senese e Pino Daniele, è stato tra i primi a mescolare gli umori e i colori propri della cultura napoletana con i ritmi e le sonorità della musica nera. In viaggio perenne tra l’America nera, i villaggi africani e i sentieri più veri del nostro mediterraneo, ha incontrato sulla sua strada James Brown, Richie Havens, Africa Bamabaataa, Tina Turner, Randy Crawford etc., per giungere agli incontri di oggi con Mory Kante, l’algerino Khaled, la palestinese Amal Murkus, Manu Dibango, Hugh Masekela, Amina, Baba Sissoko, Simon Shaheen e, infine, i Bottari. Enzo Avitabile propone musica che sembra nascere dalla terra stessa, le sue scelte musicali e i suoi testi sono di una intensità che a volte diventa sofferenza e altre gioia. Ciò lo lega indissolubilmente ad una fascia di pubblico costituita da coloro che sono vicini alle persone che soffrono nel mondo, perché dalla sofferenza e dal bisogno nascono le emozioni più vere.
Il gruppo tradizionale I Bottari di Portico nasce a Portico di Caserta, nel cuore della Campania contadina, da un’idea di Pasquale Romano. Botti, tini e falci sono usati sia per scandire arcaici ritmi processionali sia per accompagnare i canti tradizionali legati alla coltura della canapa in Terra di Lavoro. Si narra che tutto abbia avuto inizio dal fatto che i contadini, nel tentativo di scacciare gli spiriti maligni dagli angoli bui delle loro cantine, percuotevano freneticamente gli oggetti e gli attrezzi impiegati nel quotidiano lavoro nei campi. Questo rituale si ripeteva anche all’aperto, per propiziare un buon raccolto, e durante le tradizionali fiere agricole, per evidenziare la robustezza degli attrezzi e per attirare l’attenzione dei passanti. I ritmi caratteristici sono quelli della “pastellessa”, violento e ossessivo, della “musica dei morti”, lento e cadenzato, e della “tarantella”, sul quale sono intonati i canti tradizionali.

Taricata
 Silvana Gagliani - canto
Giuliana Gagliani - canto
Mario Leo - canto, castagnette
Mimmo Gialluisi - canto, tammorra
Stefania Ancora - ballo
Franco Gagliani - mandolino, chitarra
Vincenzo Gagliani - flauto, tammorra
Nico Berardi - zampogna, chitarra
Fabio Di Viesto - chitarra acustica, chitarra battente
Mario Ancora - organetto, fisarmonica, chitarra, mandolino
Salvatore Ancora - contrabbasso, basso acustico
 
“Taricata” significa “radice” e contraddistingue l’intento dell’ormai storico gruppo salentino che, dal 1978, si dedica alla ricerca, allo studio e alla diffusione di pizziche, musiche e canti sia tradizionali che di nuova produzione. L’area di provenienza è San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. Nel gruppo convivono tre generazioni di musicisti, altri si sono avvicendati durante ventisei anni di attività, tuttavia la solidità del gruppo è data dalla stabile presenza, sin dalle origini, di Mario Ancora, responsabile musicale dell’ensemble ed autore degli arrangiamenti e del repertorio originale.
Taricata ha al suo attivo oltre mille concerti in Italia e all’estero, numerose partecipazioni radiofoniche e televisive, nonché registrazioni ed incisioni discografiche in studio e dal vivo, fra cui: “Pani amaru” (1980), “La Taricata” (1979), “Sammartinu” (1987), “Pizzica ti Santu Vitu” (1982), “Pizzicanova” (2002).
Durante questo lungo periodo di attività, il gruppo ha collaborato con personalità del mondo musicale come: Roberto Pregadio, Eugenio Bennato, Eduardo De Filippo, Daniele Sepe, Yoice Lussu, Baldin Ahmad, Fuad Aziz, Gianfranco Degli Esposti.

 Verbanus duo
Carlo Bava - ciaramella
Ilario Garbarini - zampogna
 
Ilario nasce e vive nelle valli del Canton Ticino, Carlo sulle rive italiane del Lago Maggiore. Li unisce la passione per la musica, e, simbolicamente, l’acqua che fluisce dai torrenti e scende verso sud attraverso il lago. Da questa immagine nasce il nome del Duo Verbanus, come l’antico nome del grande lago prealpino, oggi più conosciuto come Maggiore.
Il duo nasce nel 1999 con un classico repertorio di musiche per il Natale. Ben presto, però, le possibilità armoniche e melodiche di zampogna e ciaramella, accompagnate dalla voglia di ricercare nuove sonorità, fanno sì che la scelta si orienti verso altre musiche, le quali permettano di rivalutare questi strumenti in altro modo. Essi sono a pieno titolo veri e propri strumenti musicali, e non solo colonna sonora natalizia o tradizione folcloristica. La leggenda vuole che San Francesco li abbia inseriti nel suo primo Presepe, e per secoli gli zampognari sono scesi a valle in occasione delle novene natalizie. Questi strumenti, più che millenari, sono giunti a noi praticamente inalterati nella loro arcaicità proprio grazie a questa tradizione, ma la loro voce particolare è capace di creare atmosfere suggestive in qualsiasi momento dell’anno.
Accanto al repertorio di musiche tradizionali (tarantelle, pizziche, ninne-nanne e ballate), Verbanus sperimenta con successo l’utilizzo di zampogna e ciaramella, caratteristici strumenti del Sud Italia, per l’esecuzione di musiche popolari, corali e classiche, di Canton Ticino, Nord Italia, Francia, Germania ed Inghilterra.

Sancto Ianne ensemble
Gianni Principe - voce, castagnette
Ciro Schettino - chitarre, mandoloncello
Raffaele Tiseo - violino, bouzouki
Sergio Napolitano - fisarmonica, percussioni
Gianni Cusani - basso acustico
Alfonso Coviello - tammorre, tamburello, percussioni
 
Il gruppo Sancto Ianne nasce nell’estate del 1995 a San Giovanni di Ceppaloni, in provincia di Benevento, dall’incontro di sei musicisti che, animati dalla forte passione per le tradizioni popolari, decidono di rielaborare i materiali sonori della propria terra utilizzando un linguaggio molto personale ma sempre rispettoso delle memorabili lezioni del “passato”. Sancto Ianne impiega strumenti tradizionali, ma con la forza ed il vigore di una rock band capace di dare il meglio di sé nelle esibizioni live, delle vere e proprie maratone di musica e ballo sfrenato a base di tammurriate e tarantelle alternate ad un mix di brani tradizionali celebri e composizioni originali.
Nell’estate del 2001 il gruppo ha vinto l’European Folkontest a Casale Monferrato e, nello stesso anno, ha partecipato al Festival Interceltique de Lorient in Francia ottenendo il “Trophée Dagan Celtic Cider” come migliore formazione non celtica partecipante. Da allora il gruppo ha partecipato alle più importanti manifestazioni e rassegne folk, fra cui: Druga Godba Festival (Lubiana), Folkest (Friuli), Risonanze (Venezia), Festival Internazionale della Zampogna (Scapoli), Di Nuovo Musica (Reggio Emilia), Impakt Festival (Utrecht), Monsano Folk Festival, Ethnos (Torre del Greco), Benevento Città Spettacolo, Festival Mundial de Danses Folkloriques (Palma de Mallorca), Orte di Note, Stagione Concertistica dell’Accademia Chigiana (Siena), Leuciana Festival (Caserta).
Sancto Ianne ha realizzato due lavori discografici (“Tante bannere, tanti padrune” nel 2000, “Scapulà” nel 2002) ed è presente nelle antologie: “Tribù Italiche, Campania” (2002), “Las Musicas de Italia” (2003) e “Folk Geneticamente Modificato” (2003).

Alfio Antico  quartet
Alfio Antico - tammorre, canto
Luigi Polsini - viella, lyra, saz, ud
Sandro Pippa - percussioni
Amedeo Ronga - contrabbasso
 
Alfio Antico ha vissuto fino all’età di diciotto anni facendo il pastore fra le montagne dell’entroterra siracusano e respirando, in una vita non certo priva di durezze, le favole, le storie e i miti della cultura contadina e pastorale. I suoni delle seicento campane del suo gregge e il suono del magico tamburello che la nonna usava per scacciare i mostri della solitudine, sono gli elementi alla base della sua sensibilità musicale e poetica. Successivamente Alfio parte alla scoperta del mondo, ma succede che è il mondo a scoprire lui.
La musica: Musicanova, Edoardo Bennato, Lucio Dalla, Fabrizio De Andrè, Peppe Barra, Renzo Arbore, Vinicio Capossela, Piero Ricci, la N.C.C.P. Il teatro: Maurizio Scaparro, Pino Micol, Giorgio Albertazzi, Massimo Ranieri, Ottavia Piccolo, Roberto De Simone. La danza: Amedeo Amodio, George Iancu, Vittoria Ottolenghi. Partecipazioni a trasmissioni radiofoniche e televisive. Concerti dappertutto.
Alfio ha oltre settanta tamburi, tutti fabbricati da sé e intarsiati con antichi segni e immagini di divinità agresti. La sua continua ricerca l’ha condotto a sperimentare l’unione tra il genere tradizionale e gli stilemi della musica medioevale. Essendo anche un cantastorie, la sua voce e i suoi tamburi riescono a fondersi perfettamente con gli antichi modi dei menestrelli. L’ambientazione arcaica dà nuova forza ai suoi racconti, e il risultato è estremamente suggestivo.